Cenni storici

Cenni storici sul Comune di Solagna

Descrizione

Storia

L'abitato di Solagna è di lontana origine: si sa che qui i Longobardi posero un presidio militare, dal quale potevano controllare l'intera vallata. Solagna si estendeva allora su un vasto territorio e nei secoli successivi, pur passando sotto il dominio franco, non perse la propria importanza: infatti, quando Berengario I re d'Italia ne fece dono al Vescovo di Padova, Solagna si estendeva su un'area che praticamente comprendeva l'intero territorio del Canale del Brenta.

Durante il X secolo la cappella di Santa Giustina, dipendente, come tutte le chiese della Valle, dalla pieve matrice di Santa Maria in Colle di Bassano, fu dotata di fortificazioni difensive. Il territorio rimase sotto l'influenza di Padova fino alla fine del XII secolo: Bassano per prima, e poco più tardi i Comuni della Valle, giurarono fedeltà a Vicenza ma passarono ben presto sotto il dominio degli Ezzelini che vollero l'erezione di una torre ed una fortezza sul monte Cornon. All'estinguersi della dinastia ezzeliniana l'intero territorio fu conteso fra Padova e Vicenza ed infine divenne definitivamente territorio padovano all'inizio del Trecento.

Durante il secolo XIV le lotte per la supremazia sul territorio non furono però sedate ed infine anche la Serenissima vi stese la sua longa manus fino ad imporvi il proprio dominio. Da questo momento in avanti il destino di Solagna segue le vicende della Repubblica di Venezia.

Arte e cultura

L'antichissimo edificio sacro dedicato a Santa Giustina fu distrutto nel 1500; l'attuale parrocchiale ha conservato la medesima dedicazione ed è frutto di un restauro condotto intorno alla metà del secolo scorso: costruzione di una certa imponenza, conserva fra le altre alcune pregevoli opere dapontiane; presso l'abside della chiesa si nota una tavola d'autore ignoto che raffigura La Madonna dell'Aiuto, immagine venerata già nel XVI secolo. All'interno della chiesa è posta la presumibile lastra sepolcrale di Ezzelino ll il Monaco, morto a Campese tra il 1233 e il 1235.

Numerose ancor oggi e ben conservate si trovano dimore del XVIII secolo. Da visitare la vicina chiesetta di S.Giorgio, sorgente in una splendida posizione panoramica.

L'Eremo di San Giorgio

I primi dati certi sull'esistenza del fabbricato risalgono al 1571 anno in cui il Vescovo di Padova, in visita a Solagna. inviò un frate a visitare l'oratorio di San Giorgio: Non è consacrato scrive il Padre delegato, Ha un unico altare sotto una piccola abside semicircolare. spoglio di qualsiasi ornamento, tranne un quadro di San Giorgio .., un fabbricato senza finestre e con un'unica porta ad occidente, con il tetto che lascia passare la pioggia, senza pavimento e privo di campana.

La stessa situazione si presentò agli occhi del Vescovo Nicolo Galerio, allorquando, nel 1587, si recò in pellegrinaggio al sacello: (Una Chiesetta) quanto mai angusta, ridotta ad una prigione o ad una stalla, senza finestre, senza pavimento e senza altare, un'impressione tanto sgomenta da incitare i cittadini di Solagna ad impegnarsi in opere di ristrutturazione senza le quali non sarebbe stato più lecito officiarvi la Messa.

Alcune riparazioni vennero subito intraprese, ma i disaccordi con San Nazario, le carestie e le pestìlenzie frenarono la rifabbrica della Chiesetta, da parte dei cittadini di Solagna, comunque, nell'anno 1612 con la salita all'eremo da parte del cardinale Gregorio Barbarigo, la chiesetta doveva apparire al visitatore abbastanza simile a quanto appare oggi a chiunque si approcci al sacello: aveva il campanile e in adiacenza ad essa era stata edificata una piccola costruzione quale dimora per due eremiti, ed una cisterna per l'approvvigionamento dell'acqua.

Verso la fine del 1600, la chiesetta, abbandonata dagli eremiti, comincia a dare segni di deperimento, la popolazione ne decide quindi il restauro ed il risanamento, viene risistemato il tetto, risanate le murature e ricostruito il campanile.

Nel 1745, il delegato del cardinale Carlo Rezzonico, in visita al sacello, così lo descriveva: in condizioni discrete: ha un unico altare e una piccola sacrestia dalla parte posteriore, chiusa, senza luce e senza il necessario per la messa ...

Per più di un secolo l'eremo subisce lo scorrere del tempo in una sorta di oblio che lo vede sempre meno visitato da viandanti e fedeli, talché, al posto dell'eremita, il Comune di Solagna ne da l'uso d'abitazione ad un famiglia con l'obbligo di custodire la chiesa..

Durante la Prima Guerra Mondiale fu adibito ad usi militari, ma già nel 1922 i lavori di restauro erano a buon punto: rifatto l'altare e il pavimento, rimessa in opera la campana (l'originaria era stata trafugata) e ripitturate le murature.

Dal 1970 in avanti, con la nascita del Gruppo Amici di San Giorgio la chiesetta ritrova le dovute attenzioni, viene sottoposta a costanti interventi di manutenzione sia per quanto attiene al manufatto che per le aree circostanti.

La devozione alla B.V. Maria dell'Aiuto

La Festa liturgica di Maria Aiuto dei Cristiani, (Maria Ausiliatrice), è stata istituita dal Papa Pio VII nel 1815, e fissata il 24 maggio, in riconoscenza alla Madonna per la sua liberazione dalla prigionia a cui lo aveva costretto Napoleone Bonaparte a Fontainebleau. La devozione però a Maria Aiuto dei Cristiani è di molto anteriore. La vittoria di Lepanto del 1571, legata alla memoria del Papa San Pio V, con la quale è bloccata la conquista dell’Europa da parte dell’Islam, è una conferma provvidenziale che la devozione all’Ausiliatrice è già abbastanza diffusa tra il popolo cristiano, almeno in Italia.

A Solagna, in provincia di Vicenza, è plurisecolare la devozione alla Madonna sotto il titolo di “Madonna dell’Aiuto”.

È fuor di dubbio che già nel 1500 era invocata sotto questo titolo, per cui si può affermare che proprio a Solagna si trova la più antica immagine dal titolo “Aiuto dei Cristiani”: titolo dato ufficialmente alla Vergine da San Pio V nel 1571 dopo la famosa battaglia di Lepanto. La piccola immagine, dipinta su tavola, per la tecnica della colorazione e per l’atteggiamento, è certamente di provenienza bizantina ed è forse contemporanea alla Madonna Costantinopolitana che si trova nella Basilica di Santa Giustina a Padova.

È tradizione che essa sia arrivata nella Valbrenta in modo prodigioso. Lo conferma una nota di un vecchio registro del 28 settembre 1614 che così la descrive: “Nella Chiesa Arcipretale Matrice di Solagna si venera un’immagine di Maria detta dell’Aiuto. È un piccolo quadro dipinto in legno di noce con corona d’argento in capo alla Madre ed al Figliuolo... Da una pia tradizione si ritiene sia stata portata qua prodigiosamente.

Il più comune racconto di questa manifestazione riferisce che un viaggiatore pervenisse a Solagna portando con sé questa benedetta immagine e che, depostala nella chiesa, più non si lasciasse vedere. Essendo stato circa il 1450 (1508) arso in un incendio l’Archivio della Parrocchia, non abbiamo notizie certe e documentate anteriori a quell’epoca, in cui Massimiliano condusse per qui il suo esercito contro Venezia. Certissimo però gli è che i Solagnesi ebbero sempre una tenera e filiale devozione a Maria SS. dell’Aiuto”.

Proprio per onorare la Madonna già nel 1514 “si trattò di fare una Cappella al di Lei altare più decente ed onorevole di quella vecchia”, e si costituì una pia Congregazione, approvata con Breve apostolico dal papa Urbano VIII il 1° maggio 1627, arricchita da varie indulgenze per coloro che visitavano la chiesa. Nel 1860, Pio IX concesse l’indulgenza plenaria durante l’ottavario in preparazione alla festa dell’Immacolata, che venne celebrata in modo solenne e fu preceduta da una predicazione e si concluse con una grande processione con la venerata Immagine.

Il documento del Papa del 1627 fissava però la festa principale per la Congregazione della Madonna dell’Aiuto nel giorno dell’Assunzione, cioè il 15 agosto; perché allora si festeggia l’8 dicembre, cioè l’Immacolata.

La popolazione di Solagna ha una lunga e drammatica storia di emigrazione. Gli abitanti si spostavano in diverse province del territorio nazionale e anche all’estero per esercitare il mestiere di boscaioli nella produzione del “carbon dolce”: i più anziani ancora oggi ricordano le interminabili peregrinazioni verso i boschi della Carinzia, della Carnia, della Croazia, della Bosnia dove passavano le lunghe stagioni.

Altri andavano sui monti del Bellunese (esiste ancora nello Zoldano una località chiamata Solagnot, perché abitata da Solagnesi, chiamati in dialetto Solagnoti). Anche l’Appennino tosco-emiliano, le Marche e l’Abruzzo hanno visto i boscaioli di Solagna. Alcune famiglie continuano ancora su quei monti le tradizioni paterne. Ma i più erano stagionali e finito il duro lavoro (da febbraio a novembre), tornavano al loro paese e si trovavano insieme ai loro cari per la festa del paese, la Madonna fredda, la loro cara e venerata Madonna dell’Aiuto.

È anche per questa storia di miseria e di lavoro, per questi ricordi di famiglie finalmente riunite, che la festa dell’Immacolata resta per i Solagnesi la “festa più bella” con la “sagra del mandorlato”. È preceduta da una predicazione (che in passato durava otto giorni, ed oggi è ridotta a tre), che può essere considerata una vera e propria missione con incontri per tutte le categorie. Il giorno della festa, tutte le Messe sono frequentatissime, specialmente la Messa solenne. Ma è nel pomeriggio che ai Solagnesi si aggiungono molti valligiani nella grandiosa processione per le vie del paese con la venerata immagine.

Don Mario Morra SDB

Ultimo aggiornamento: 12/06/2024, 17:05

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